Walter Villa era un campione di motociclismo delle corse in pista ed io l’avevo già visto in televisione, nei telegiornali sportivi che venivano trasmessi, allora in bianco e nero: ed era uno dei grandi campioni italiani di quei tempi sulla scena. Erano Agostini, Pasolini, Bergamonti, Villa e tanti altri, quei campioni. Allora li seguivo  in televisione e su quella che era la rivista specializzata delle moto, e non avrei mai immaginato, quel sabato pomeriggio, di vedere uno di loro, cosí da vicino, al fondo della salita che da Sassi porta a Superga, intento a provare il percorso della corsa che si sarebbe disputata il giorno dopo. In quell’occasione, era  proprio Villa che provava con una motocicletta, una 60 cc due tempi a disco rotante, la Classica “Sassi-Superga”, corsa che a Torino si disputava ogni anno e che faceva parte delle gare del campionato italiano di corse motociclistiche in salita. Quell’anno era venuto da Modena, dove risiedeva, per partecipare a quella particolare corsa, con lo scopo di collaudare in gara una sua motocicletta. Lui, infatti, con suo fratello, produceva moto da competizione, e quella che pilotava era probabilmente uno dei suoi prototipi da sviluppare. In quell’occasione lo riconobbi anche perché c’era un brusio <È Villa, È Villa>  fra gli spettatori, quando tornava o quando ripartiva, e tutti lo additavano ed erano meravigliati di vederlo. Era il sabato delle prove libere e i piloti salivano con qualche minuto d’intervallo uno dall’altro e poi ridiscendevano tutti insieme, per risalire e riprovare il percorso. Villa saliva e scendeva con gli altri e faceva anche un po’ da maestro ad un ragazzo, pilota di un Guazzoni 60 cc, che cercava di seguirlo, entusiasta di imparare da lui tutto ciò che poteva.  Io mi divertivo moltissimo ad assistere ai preparativi, alla messa a punto delle motociclette, e mi sembrava persino di essere uno dei protagonisti. La domenica mattina, per nulla al mondo avrei rinunciato a vedere le prove ufficiali e poi, la domenica pomeriggio, la corsa vera e propria. Cosí, il giorno dopo, già dal mattino ero alla partenza, pronto a gustarmi tutta la giornata.

    Esaurite le prove ufficiali, la corsa iniziò e per primi, dopo un paio di apripista, partirono, come sempre, i concorrenti della cilindrata piú piccola, la 60 cc. Partí anche il ragazzo che avevo visto con Villa, ma dopo la sua partenza, poco prima che partisse il successivo concorrente, le gara fu interrotta e si mosse l’autoambulanza. Erano stati i commissari di percorso e il pubblico che, con una sorta di passa-parola e con lo sventolio di alcune bandierine rosse, avevano bloccato la corsa e allertato il soccorso. Quel giovane pilota era caduto poche curve dopo la partenza, proprio dove c’erano diversi muretti a fianco della strada. Fortunatamente non si era fatto molto male, ma le conseguenze di quell’incidente potevano anche essere molto piú gravi del piede rotto e delle escoriazioni che aveva riportato. L’ambulanza poco dopo tornò e si fermò proprio vicino a dov’ero io, per dare modo al papà di quel ragazzo di salire; quindi, a sirene spiegate, si diresse verso l’ospedale.  Le corsa riprese e dopo alcuni concorrenti, partí anche Villa, che però non mi sembrò volesse tirare al massimo. Quella era stata comunque solo la mia impressione alla partenza, perché il tempo che fece fu straordinario. Andò a più di 82 chilometri di media, polverizzando tutti i record precedenti in quella categoria. Partirono poi anche tutti gli altri concorrenti e per ultimo Tenconi, piú volte campione italiano della salita. Lui pilotava una 250 cc, Aermacchi-Harley-Davinson e salí a piú di novanta chilometri orari di media. Il suo tempo, il mattino, era stato di qualche secondo oltre i tre minuti: ed era il preambolo del pomeriggio, quando avrebbe avvicinato, di nove decimi di secodo, il fantastico record che Amilcare Balestrieri aveveva stabilto quattro anni prima (2’ 59’’ 7). Villa vinse la categoria 60 cc, ma la vittoria morale andò al secondo, Gazzola, il pilota che, in quella categoria, più si era avvicinato alla sua prestazione. Villa era un senior del circuito nazionale delle corse in pista (in quel momento era campione italiano delle 125 cc e sarebbe poi anche diventato campione del mondo delle 250 e delle 350) e la Sassi-Superga apparteneva ad un genere inferiore. Era cosí, ma su quella salita avevano corso tantissimi campioni: Varzi, Lancia, Agostini, Bergamonti e tanti, tanti altri.
– Oggi quella corsa non si disputa piú per diverse ragioni, e forse anche perché il percorso è alquanto pericoloso, a causa dei troppi muri e muretti delle ville e delle case che fiancheggiano la strada. È stata quindi anche l’alta spesa richiesta per migliorarne un po’ la sicurezza, che ha contribuito a far sí che quella, che era una fra le piú antiche corse in salita, fosse messa nel dimenticatoio. L’incolumità dei piloti, adesso, è tenuta molto piú in considerazione e quindi, anche se molte corse sono certamente affascinanti, è giusto che non vengano piú disputate se i piloti devono rischiare oltremisura. Rimane comunque il ricordo di quando un semplice meccanico, o un dilettante, potevano anche avere l’occasione di gareggiare con un futuro campione del mondo.

 Giovanni Scavino

 

Angelo Tenconi e Walter Villa alla Sassi-Superga del 1968 (Foto Ghidoni-Gazzetta del Popolo)
In alto una Morini 230 da competizione (anni 60) - Officina Colognese di Torino -